Moscato d’Asti DOCG “Muray” 2022 – Beppe Marino

13,00 

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Note di degustazione

Il Moscato d’Asti Muray è un’ode alle Langhe, fresco come la loro aria e dolce come i loro pendii collinari. “Muray,” dal Piemontese “Gelsi” (Mu) e “Rari” (Ray), rievoca un tempo in cui la coltivazione dei gelsi per l’allevamento dei bachi da seta era diffusa, ma la scelta dei vignaioli locali fu chiara: il Moscato cresceva bene. Per questo, il Muray è un 100% Moscato. Di colore giallo paglierino, questo vino offre un profumo aromatico tipico di uva Moscato, con note floreali che ricordano i fiori di tiglio, rosa e acacia. Il suo gusto dolce è bilanciato dalla sua naturale acidità, rendendolo piacevole, fresco e mai stucchevole. Un’essenza delle Langhe in ogni sorso.

Abbinamenti

Il Muray si combina perfettamente dai classici abbinamenti con pasticceria secca, torte e dolci in generali, alle più moderne associazioni di gusto che lo vedono servito con formaggi, salumi e piatti speziati delle più svariate cucine etniche. In particolare, il vino Muray si sposa con curcuma, zenzero candito, paprika dolce e pollo al cocco.

Affinamento

Pigiatura soffice del mosto, criomacerazione per 24-36 ore, fermentazione in autoclave a temperatura controllata per 7 giorni, con conseguente presa di spuma. Blocco della fermentazione con il freddo, microfiltrazione e imbottigliamento sterile e isobarico per il mantenimento dell’anidride carbonica naturale.

Brand

Il monastero di Santo Stefano Belbo, dove le suore della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe producevano il Moscato per la celebrazione eucaristica durante le Messe di tutt’Italia, ha terminato le proprie attività nel 2014 fa a causa della mancanza di personale dovuta alla flessione delle vocazioni. Tuttavia, la famiglia Marino, proprietaria dell’azienda vinicola Beppe Marino, ha preso in mano il destino del monastero trasferendo la propria produzione nel suo recinto. L’azienda vinicola, operante dal 1972 e specializzata in vini tipici di Monferrato e Langhe, come il Moscato d’Asti e il Barbera d’Asti, ha raccolto questa sfida con l’obiettivo di rinnovare quell’eredità di dedizione, amore per il territorio e attenzione alla tradizione avviata dalle suore. Queste “suore del vino bianco,” come erano conosciute, erano custodi della produzione vinicola e hanno continuato la loro opera con fede e professionalità. Con il trasferimento dell’azienda, il monastero cerca di rinascere idealmente come un centro di passione enologica, mantenendo viva la sua importanza sociale e culturale per la comunità. La famiglia Marino è orgogliosa di poter contribuire a questo legame tra tradizione e futuro per Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese.

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