Dolcetto d’Alba DOC 2022 – Beppe Marino

15,00 

Annata:

Denominazione:

Vitigni: 100% Dolcetto

Paese:

Regione:

Tipologia:

Allergeni: Solfiti

Temperatura di servizio: 18 °C

Momento per degustarlo: Tutto pasto

Incapsulamento: Sughero monopezzo

Affinamento

La vinificazione del Dolcetto è la classica vinificazione in rosso. Le uve vengono pigiate, diraspate e fatte fermentare in vinificatori a temperatura controllata (28-30 C°) per circa 7-10 gg a seconda delle annate, con periodici rimontaggi volti a favorire la fermentazione e i suoi processi secondari. Finita la fermentazione vengono eliminate le fecce e viene fatto un affinamento di circa 3 mesi in vasca d’acciaio a cui segue la messa in bottiglia.

Note di degustazione

Il Dolcetto d’Alba DOC è un vitigno tradizionale delle Langhe, che non ha nulla di dolce. Dolcetto d’Alba deriva il suo nome da “duset”, richiamo ai terreni riparati dal vento in cui si preferiva coltivare questo vitigno. L’odore si distingue per un peculiare profumo fruttato e mandorlato, mentre in bocca regala sensazioni di tannini morbidi e spicca per il suo gusto armonico e concentrato. Armonico, concentrato, con ricordi di frutta matura e una leggera vena di tannini morbidi fruttato in evoluzione con evidenti note di mandorla.

Abbinamenti

Vino da tutto pasto, da bere in qualsiasi occasione. Predilige abbinamenti con antipasti, primi piatti e carni cucinate semplicemente.

Storia della cantina

Il monastero di Santo Stefano Belbo, dove le suore della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe producevano il Moscato per la celebrazione eucaristica durante le Messe di tutt’Italia, ha terminato le proprie attività nel 2014 fa a causa della mancanza di personale dovuta alla flessione delle vocazioni. Tuttavia, la famiglia Marino, proprietaria dell’azienda vinicola Beppe Marino, ha preso in mano il destino del monastero trasferendo la propria produzione nel suo recinto. L’azienda vinicola, operante dal 1972 e specializzata in vini tipici di Monferrato e Langhe, come il Moscato d’Asti e il Barbera d’Asti, ha raccolto questa sfida con l’obiettivo di rinnovare quell’eredità di dedizione, amore per il territorio e attenzione alla tradizione avviata dalle suore. Queste “suore del vino bianco,” come erano conosciute, erano custodi della produzione vinicola e hanno continuato la loro opera con fede e professionalità. Con il trasferimento dell’azienda, il monastero cerca di rinascere idealmente come un centro di passione enologica, mantenendo viva la sua importanza sociale e culturale per la comunità. La famiglia Marino è orgogliosa di poter contribuire a questo legame tra tradizione e futuro per Santo Stefano Belbo, paese natale di Cesare Pavese.

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